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«Perché disturbare gli indios? La domanda è lecita e ce la siamo posta anche noi. Ovviamente verrebbe voglia di ragionare così: se gli indios hanno continuato a vivere indisturbati e felici nel loro regno verde per millenni, perché andare a disturbarli col rischio di infrangere irreparabilmente quell'equilibrio che li ha tenuti in vita fino ai nostri giorni? Perché ostinarsi a penetrare in un ambiente senza essere richiesti, non solo, ma anche col pericolo di rovinare tutto?». Riflessioni del marzo 1966 di mons. Servilio Conti, all'epoca vescovo di Roraima, territorio (divenuto successivamente Stato) dell'Amazzonia brasiliana. Pochi mesi prima (ottobre 1965), due missionari della Consolata avevano fondato tra gli yanomami la missione Catrimani. Con idee innovative: nessuna imposizione neocolonialista, condivisione della vita e della cultura, una modalità d'incontro indigena (nohi-mayu). E una scelta di campo chiara contro gli invasori di ogni risma (militari, cercatori d'oro, boscaioli, latifondisti), interessati a impossessarsi (a qualsiasi costo) delle ricchezze amazzoniche. Superato il mezzo secolo di vita, la missione Catrimani testimonia un nuovo modo di fare Chiesa. Un modo rivoluzionario e forse profetico. Questo libro, scritto da diversi protagonisti di questa «controepopea» missionaria, ne racconta la storia, lanciando stimoli e sfide in un mondo dove la crisi dei diritti e l'aggressione all'ambiente appaiono ogni giorno più gravi. Prefazione di Joaquín Humberto Pinzón Güiza.